Borse, il petrolio affonda. Doha? Sempre più un’illusione

Il petrolio affonda del 4% e oltre, e trascina con sé i listini azionari. Intanto, si preannuncia con qualche scricchiolio la possibilità che il vertice del 17 aprile a Doha, che dovrebbe avere per oggetto il congelamento della produzione del greggio e che coinvolgerà i rappresentanti delle nazioni maggiori produttrici dell’oro nero, possa rivelarsi un fallimento a priori. Questo perché il principe Bin Salman, Arabia Saudita, ha già annunciato che la produzione di Riyadh non verrà congelata, a meno che anche l’Iran non decida di fare lo stesso.
Il vertice di Doha era stato annunciato con una certa condivisione alla base: ben 15 paesi, dell’area Opec e non, rappresentanti il 73% circa della produzione mondiale di petrolio, si erano dichiarati a favore del summit, che segue quello già concluso a metà febbraio fra Venezuel, Quatar, Arabia Saudita e Russia.

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Le Borse europee hanno chiuso in negativo, e in mattinata sono state a discesa libera soprattutto a causa del calo del prezzo del greggio. Le dichiarazioni del principe saudita hanno scatenato una certa preoccupazione nel mondo economico. Si tratta della fine (prematura) della possibilità di un accordo fra i maggiori paesi produttori di petrolio, e quindi della scomparsa di un possibile patto sul congelamento della produzione? In realtà gli analisti del settore nutrivano già da tempo dubbi sulla concreta possibilità di raggiungere condizioni stabili durante il vertice di Doha.

Le nazioni che dovranno essere presenti si erano accordate circa il congelamento della produzione ai valori dell’11 gennaio (circa 4 milioni di barili al dì), per cercare di trovare un equilibrio fra domanda-offerta. La prima spia rossa dell’incrinarsi del sogno di Doha è stata la presa di posizione di Teheran, che si è nettamente dichiarata indisposta a regolare la produzione, dato che per la prima volta (dopo decenni di sanzioni) può tornare sul mercato internazionale. L’appuntamento di Doha è più di un semplice summit: si tratta della possibilità di regolare per la prima volta la sovrabbondanza di greggio, che sta facendo cadere a picco le quotazioni di numerose società del settore petrolifero. Ma senza una distensione dei rapporti fra i Paesi produttori, questa sembrerebbe solo un’illusione lontana.

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