A meno di un mese all’inizio delle Olimpiadi a Rio de Janeiro, che iniziano il 5 agosto 2016, il Brasile è nel caos economico, politico e sociale più completo e spaventoso.
Dal 5 agosto 2016 al 21 agosto nella città brasiliana di Rio de Janeiro si terranno i 31esimi Giochi Olimpici. Ma il Brasile non sembra proprio pronto.
Mancano una manciata di giorni all’inaugurazione, 10mila atleti raggiungeranno Rio ma nelle strade del Brasile è il caos conclamato: manifestazioni, violenze, centinaia di persone fermate per danneggiamento.
Il motivo principale delle proteste è la richiesta fatta dagli impiegati statali di ottenere il pagamento dei loro salari, che sono congelati ormai da mesi. “Siamo qui per protestare perché gli insegnanti dello Stato di Rio sono in sciopero da 4 mesi, abbiamo il salario congelato da 2 anni e i politici invece di occuparsi dei servizi per la popolazione e per la gente, si occupano solo delle Olimpiadi” ha detto un’insegnante. Migliaia di persone sono scese in piazza contro i Giochi, chiedendo che le autorità utilizzino i soldi per pagare gli stipendi arretrati da mesi.
Nell’aeroporto internazionale di Rio de Janeiro è stato esposto un grande striscione, che recita “Benvenuti all’inferno!” e accoglie così i turisti che si recano nel Paese per lavoro, svago o per aspettare i Giochi.
Il caos politico ed istituzionale è anche caos organizzativo: mancano i servizi pubblici, non c’è organizzazione, lo Stato naviga nella crisi economica e nell’instabilità politica, la criminalità è alta e rischia di essere un grosso deterrente per il Brasile.
Il timore di molti è che i Giochi risultino solo un grande fallimento delle politiche brasiliane.
Le Olimpiadi 2016 si terranno a Barra de Tijuca, dove si trova il villaggio olimpico, mentre altri eventi si svolgeranno tra Maracana, Deodoro e Copacabana.
Ma fra spiagge e mari inquinati, infrastrutture che non sono ancora pronte (e neppure assomigliano ai progetti originali), trasporti pubblici carenti, linee ferroviarie che portano lontano dai luoghi di ritrovo, il Brasile è nel caos.
L’aspetto della sicurezza non è certo da meno: molti turisti potrebbero essere spaventati dalla dilagante criminalità. La situazione politica, dopo la sospensione del presidente Dilma Roussef, indagata per gravi reati, è retta dal suo vice (indagato anch’egli) Michel Temer. In tutto questo, è stato anche chiuso il laboratorio antidoping, costato 50 milioni di euro pagati con le casse dello Stato, perché non rispettava le normative previste. E in tutto ciò lo stato è in un momento di default economico, mentre la crisi sociale e le proteste sembrano poter esplodere da un momento all’altro.
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