Brasile, multa milionaria a Facebook perché non collabora con le indagini

Facebook e il Brasile: un rapporto da sempre molto controverso, e anche questa volta non si qualifica diversamente. Un giudice brasiliano ha inflitto una multa di ben 11,7 milioni di dollari a Facebook perché la società non ha voluto collaborare in un’indagine. La decisione segue quella del giudice brasiliano che ha interrotto (è la terza volta che succede nel Paese) il servizio WhatsApp perché la società di Zuckerberg si era rifiutata di fornire informazioni utili sui messaggi tramite la famosa app di messaggistica scambiati da due sospetti narcotrafficanti.

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Per ottemperare la multa inflitta dal giudice, il pubblico ministero dello Stato di Amazonas ha congelato i fondi della società statunitense. Il rapporto fra Brasile e Facebook (e ovviamente anche WhatsApp, che appartiene alla seconda) è da sempre molto complesso. Di fatto, da quando è entrato in vigore il nuovo sistema di crittografia delle conversazioni, Facebook rifiuta di collaborare con le autorità. Il sistema di crittografia permette di “rendere le comunicazioni fatte con WhatsApp private, come quelle che si fanno di persona”. L’obbiettivo è quello di dare una maggiore privacy agli utenti, e di mettere i bastoni fra le ruote a pirati informatici.

Il vero problema, però, si configura quando le conversazioni sono utili per indagini penali. È già la terza volta che un tribunale brasiliano decide di interrompere il servizio di messaggistica per ritorsione nei confronti della mancanza di sostegno di Facebook nei propri confronti.
Dopo l’ennesimo blocco imposto da un giudice, il portavoce ufficiale di WhatsApp ha detto: “Negli ultimi mesi, persone provenienti da tutto il Brasile non hanno trovato accettabili i blocchi giudiziari di servizi come WhatsApp. Passi indiscriminati come questi minacciano la capacità delle persone di comunicare, di svolgere il proprio lavoro e di vivere le proprie vite.”

“Come abbiamo detto in passato, non possiamo condividere informazioni alle quali non abbiamo accesso. Speriamo di vedere questo blocco revocato al più presto”. Di tutt’altro avviso, invece, il procuratore Alexandre Jabur, che ha sostenuto piuttosto: “Facebook ha dimostrato un enorme disprezzo per le istituzioni brasiliane, in particolare per i tribunali, pubblici ministeri e polizia a non soddisfare gli ordini”.
La mancanza di collaborazione, spesso e volentieri, fa perdere infatti la possibilità di trovare svolte nelle indagini.

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