L’esito della rivolta popolare contro il presidente brasiliano Dilma Roussef sta giungendo ad un punto decisivo. La Camera dei Deputati ha votato con 367 voti (ben 25 in più dei 342 necessari per raggiungere i due terzi) la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, contro i 137 “no”. Ieri sera è iniziato quindi il processo di destituzione del presidente della Repubblica. Per seguire l’esito della votazione, erano stati installati dei maxi schermi nelle maggiori piazze delle città del Paese.
Adesso il rapporto della votazione dovrà essere consegnato in Senato, e qui agli 81 parlamentari sarà rimessa la decisione di avviare o meno un processo politico nei confronti della Roussef.
La decisione dovrebbe arrivare entro il 10 di maggio ma, come è stato sottolineato, si tratterebbe solamente di una mera formalità. Alla base dell’impeachment della Roussef c’è una situazione di grande instabilità politica, sociale ed economica, che ha fatto traballare alle basi il governo.
Non solo: la donna è stata anche accusata di aver manipolato i conti pubblici. Quello che è sicuro è che il suo governo è stato segnato da una crescita della disoccupazione e da scandali e corruzione.
Una disoccupazione sempre crescente, che ha portato la presidente, ad un anno dalla vittoria del secondo mandato, a fronteggiare una crisi nazionale e soprattutto il malcontento della popolazione. Malcontento che è sfociato nella protesta di un milione di brasiliani che hanno manifestato in ben 250 città della nazione.
Buona parte della popolazione pretende che si prendano provvedimenti nei confronti della Roussef, che viene vista come la responsabile della cattiva gestione delle risorse economiche nonché come rappresentante di un governo segnato da corruzione e tangenti.
Per la popolazione riversata nelle piazze, pro e contro il governo, la notizia dell’impeachment è arrivata come quella del gol ai rigori finali del Mondiale. Così, mentre i sostenitori del governo gridavano al Golpe, migliaia di persone hanno festeggiato la deposizione della presidente.
Nonostante le manifestazioni che hanno animato la giornata nelle piazze e nelle grandi città, le votazioni si sono svolte con molta calma, e più della maggioranza dei deputati si è mostrata favorevole alla deposizione della Roussef.
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