Caso Orlandi, la Cassazione conferma l’archiviazione, la famiglia: “Ricorso a Strasburgo”

Il caso Orlandi non verrà riaperto, l’inchiesta rimarrà ferma. La Corte di Cassazione ha deciso di confermare l’archiviazione del caso di Emanuela Orlandi, proposta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone nell’ottobre del 2015.
Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, è scomparsa nel nulla il 22 giugno del 1983: aveva 15 anni, stava andando alle lezioni di flauto. Da allora si sono susseguite tantissime segnalazioni, false piste, indicazioni, telefonate anonime, e via dicendo, ma della verità per ora ancora nessuna traccia.

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La Sesta Sezione Penale della Cassazione ha così deciso di bocciare il ricorso, che era stato presentato dall’avvocato Pietro Sarrocco per conto della madre di Emanuela.
Questo è l’ultimo atto di una tragedia silenziosa durata trentatré anni: la verità processuale sulla scomparsa di Emanuela Orlandi non verrà mai a galla. Una sconfitta che però la famiglia della ragazza vaticana non intende proprio accettare.
Sarrocco, infatti, ha già annunciato ricorso alla Corte di Strasburgo, sostenendo che la famiglia abbia presentato negli anni dei documenti per far seguire agli inquirenti l’ipotesi della pista del terrorismo internazionale, cosa che non è mai stata accolta.

Gli inquirenti infatti avevano seguito diverse piste, inclusa quella della banda della Magliana, ma mai quella del terrorismo internazionale.
“La stessa parte offesa quali strumenti ha di tutela” ha tuonato l’avvocato della famiglia Orlandi “se dall’altra parte non si vogliono fare le indagini?”. Proprio per questo l’avvocato ha annunciato il ricorso a Strasburgo, perché ritiene che diversi aspetti e piste della vicenda siano stati trascurati per interi anni.
Nessun potere, per quanto forte sia, potrà fermare la verità” ha detto il fratello della ragazza scomparsa, Pietro Orlandi.

La famiglia Orlandi si batte da diversi anni contro l’archiviazione definitiva del caso. Sarrocco ha presentato ricorso contro l’ordinanza del 19 ottobre 2015 che prescriveva l’archiviazione, e dopo il rifiuto della Cassazione, l’unica speranza per la famiglia è la Corte di Strasburgo.
L’archiviazione era, in un certo senso, messa in conto dalla famiglia, che ora conta di ottenere il benestare di Strasburgo sull’ipotesi che sul caso non siano state fatte le indagini necessarie, e che diverse piste siano state trascurate. Solo questo potrebbe salvare dal silenzio la verità sulla sorte di Emanuela Orlandi.

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