Al Sisi, il Presidente egiziano, ha finalmente preso parola sul controverso caso del delitto Regeni, che fra l’altro negli ultimi giorni ha visto un inasprimento delle relazioni fra Egitto ed Italia, dopo che il summit fra inquirenti egiziani ed italiani a Roma si era rivelato praticamente un fallimento e il Ministro Italiano degli Esteri aveva disposto il ritiro dell’ambasciatore dall’Egitto. Ma le parole di Al Sisi non sono ancora soddisfacenti. Il presidente egiziano ha sostenuto che ad uccidere Giulio Regeni sia stata “gente malvagia”, e non i servizi di sicurezza egiziani.
Ha inoltre sostenuto che i media stanno creando una situazione di instabilità (“crisi”, la parola usata dal presidente) e che è chiara la loro volontà di porre in imbarazzo il Paese sulla scena internazionale. I media, secondo Al Sisi, avrebbero “pubblicato menzogne”. Il presidente ha inoltre invitato i giornalisti a non utilizzare i social network come fonti per comprendere la dinamica dell’assassinio. “Chi fa il giornalista” ha detto Al Sisi “deve avere fonti, deve fare ricerche”.
“Noi egiziani abbiamo creato un problema con l’assassinio” ha sostenuto inoltre il presidente dell’Egitto. Il controverso discorso, che ancora una volta sposta attenzione (e responsabilità) in una sorta di bizzarro scaricabarile di fronte agli occhi del mondo, si è tenuto in occasione dell’incontro coi portavoce dei vari gruppi parlamentari e del Consiglio Nazionale per i Diritti Umani, oltre che con i giornalisti.
Nonostante Al Sisi abbia ribadito le sue condoglianze alla famiglia di Regeni, il suo discorso di oggi appare ancora una volta insufficiente per colmare le lacune, i vuoti di risposte che il caso dell’assassinio del giovane cooperante italiano porta con sé da fine gennaio.
Al Sisi ha inoltre sostenuto che le autorità egiziane stanno prestando “la massima attenzione” al caso Regeni sostanzialmente perché “l’Italia è stata il primo Paese a stare dalla nostra parte dopo la rivolta del 30 giugno”.
Nessun passo avanti concreto, quindi, nessuna svolta e soprattutto nessuna presa di posizione da parte del presidente egiziano per le sorti di un caso che probabilmente sarà molto più intricato del previsto da risolvere. Un copione che sa di già visto, quello di indagini sporcate fin dall’inizio, di tentativi di depistaggio e delle domande che crescono, in luogo delle risposte.
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