Caso Regeni, i magistrati voleranno al Cairo

 

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Lunedì mattina i magistrati romani voleranno al Cairo, per fare luce su quanto accaduto a Giulio Regeni, il cooperante e studente italiano morto in circostanze violente e ancora misteriose a fine gennaio.

Il procuratore Giuseppe Pignatone ed il sostituto Sergio Colaiocco dovranno incontrare nella capitale egiziana il procuratore generale della Repubblica egiziana, Nabil Ahmed Sadek. Forse ai procuratori saranno anche consegnati documenti circa le indagini egiziane, magari documenti di fondamentale importanza per la ricostruzione di quanto accaduto in Egitto a Regeni, come i video delle telecamere delle zone dove Giulio si trovava poco prima di sparire, l’autopsia, gli agganci delle celle telefoniche, e via dicendo. Per ora solo speranze, speranze che l’Egitto desideri collaborare pienamente con l’Italia, dato che ad oggi sulla morte del ricercatore friulano di 28 anni si sa poco nulla. Troppo poco.

Le autorità egiziane non hanno mai dato grandi segni di collaborazione, hanno sembrato anche in alcuni casi voler depistare le indagini e sporcare le piste intraprese dagli investigatori italiani. Ma l’incontro fra i procuratori romani e la massima autorità giudiziaria dell’Egitto potrebbe essere il segno di qualcosa che si muove, anche dal punto di vista burocratico.

Cosa accadrà una volta che i magistrati arriveranno ad Al Cairo? I più speranzosi continuano a credere che gli verranno consegnati atti e spiegati i rilievi fatti dalle autorità egiziane, e il tutto sulla base dell’affermazione fatta da Pignatone stesso, il quale ha dichiarato che la visita intende anche trovare “ulteriori modalità di collaborazione” fra le autorità giudiziarie coinvolte nel caso. Potrebbe essere un punto di partenza per evitare che l’indagine si chiuda su una pista cieca o a causa di prove troppo contaminate, o addirittura inesistente.

Ma l’Italia vuole la verità e solo la verità. La vogliono i familiari di Giulio, la vogliono i suoi compaesani, i suoi coetanei, coloro che hanno vissuto e studiato con lui in questi mesi in Egitto. E l’Egitto deve dare “una pronta effettiva e trasparente cooperazione“, come ha ricordato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Una cooperazione che finora è mancata nei tratti essenziali, ma che non è escluso che il paese decida di dare proprio a partire da lunedì, quando i magistrati romani atterreranno al Cairo alla ricerca della verità. Ancora una volta.

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