I falsi del made in Italy li troviamo in tutti i supermercati. Hanno un nome che suona italiano, magari un po’ storpiato. Una lettera in più, una in meno, che però fa la differenza. Quasi tutti sbandierano orgogliosi il drappo tricolore, che da solo basta per trarre in inganno buona parte dei consumatori e di chi acquista.
C’è la “Mortadela sloveni“, il “Parmezali” che viene dalla Romania, il “Carpaccio Formaggio” che vola fin qui dall’Olanda. Gli “spagetti”, addirittura con errori grammaticali, che vantano la bandiera italiana ma che di italiano non hanno proprio nulla. Insomma, di falso made in Italy nei supermercati ce n’è (e tanto). Oggi Coldiretti ha predisposto una manifestazione a Bologna per lottare assieme ai commercianti e produttori contro la falsificazione dei prodotti alimentari del Belpaese. Una lotta dalla quale, come sostiene la Coldiretti stessa, potrebbero nascere fino a 300mila posti di lavoro.
L’Italia negli ultimi anni è diventato un Paese leader nelle esportazioni alimentari, segnando un +74% negli ultimi dieci anni. A fianco delle esportazioni di prodotti genuini, però, si è sviluppato un canale di produzione di merci alimentari contraffatte o falsificate che ha invaso prima i mercati esteri (sfruttando anche l’assonanza con prodotti italiani e la scarsa conoscenza dei consumatori) e poi pian piano ha invaso anche l’Italia.
Nella top ten dei prodotti più falsificati e contraffatti possiamo ritrovare il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, moltissimi formaggi tipici come Asiago, ma anche salumi pregiati come quello di Parma ed il San Daniele, nonché olii extravergini e perfino pomodoro.
E così oltreoceano, in Australia e negli USA ma anche nel Vecchio Continente, i consumatori continuano ad acquistare prodotti che di garantito e DOP hanno solamente il nome (e spesso neppure quello).
Purtroppo le normative dell’Unione Europea non sono note per la loro attenzione nei confronti delle differenze alimentari territoriali, e per favorire i Paesi che non hanno risorse agricole “chiude un occhio” anche sulla diffusione di prodotti non originali. Giocando di fatto con la salute, il portafoglio dei consumatori e con il prestigio di generi alimentari che hanno una storia secolare ed un preciso disciplinare di produzione alle spalle.
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