E’ stata aperta un’indagine per quello che è avvenuto nel corso della Processione
di San Giovanni Evangelista a Palermo. La processione si sarebbe fermata di fronte alla casa di Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina, uno dei più feroci boss della mafia mai esistiti.
L’episodio sarebbe avvenuto domenica scorsa: al suono della campanella, la processione si sarebbe fermata di fronte alla casa del boss mafioso, con tanto di inchino.
Al balcone c’era la moglie di Riina, Ninetta Bagarella, con le sorelle.
Presenti alla cerimonia erano il commissario di polizia ed il maresciallo dei carabinieri che si sono immediatamente allontanati dalla processione, ed hanno quindi inviato una relazione alla Procura Antimafia.
Da qui quindi l’apertura dell’indagine da parte della DDA di Palermo.
Il sindaco di Corleone ha sostenuto perentorio che “non c’è stato alcun inchino“. “E’ la solita strumentalizzazione. Ora siamo davvero stanchi. Quella è stata una sosta come tante altre di una processione di quartiere, non certo per fare un omaggio a Ninetta Bagarella. Questa mattina ho voluto incontrare i ragazzi della confraternita: li ho guardati negli occhi e mi hanno stragiurato che non hanno fatto alcun omaggio alla Bagarella. Sono ragazzi onestissimi. Non è giusto stroncare giovani carriere per notizie inesistenti” ha sostenuto l’uomo.
Ma dopo i precedenti poco raccomandabili, è probabile che l’indagine andrà avanti.
L‘inchino alla casa di Riina, o almeno il presunto inchino, non è passato certo inosservato soprattutto perché il famigerato boss mafioso è stato uno dei più feroci della storia di Cosa Nostra.
L’indagine sulla processione ha già portato a scoprire che uno dei membri della confraternita di San Giovanni è parente della Bagarella, cugino di secondo grado per la precisione.
Il parroco di Santa Maria è sconfortato: “Ci voleva più prudenza” ha sostenuto.
“Tutti insieme abbiamo stabilito che la processione di San Giovanni non passerà mai più da via Scorsone”.
Monsignor Michele Pennisi, vescovo di Monreale, ha sostenuto che su questo genere di fatti ci sarà intransigenza. “Ho già nominato una commissione d’inchiesta” ha fatto sapere.
Secondo una clausola inserita nello statuto da Pennisi, nessun pregiudicato per mafia può fare parte delle associazioni. Non è certo il caso del cugino della Bagarella, che risulta infatti incensurato.
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