La Xyella, il tremendo batterio che si sospetta sia la causa del disseccamento degli ulivi salentini, è la causa di questo “epidemia” che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura del Sud. A fare finalmente chiarezza, dopo mesi e mesi, sulla questione Xyella, è intervenuto uno studio pilota il cui risultato è stato ufficialmente confermato dall’Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, anche conosciuto con l’acronimo EFSA. Lo studio è stato condotto in Puglia, sotto la direzione del CNR e con la collaborazione di diversi centri di ricerca e di studio di Locorotondo e dell’Università di Bari. La ricerca era volta, appunto, a trovare il collegamento fra l’epidemia ed il ruolo della Xyella Fastidiosa, batterio che ha fatto la sua comparsa verso la fine del 2013.
Lo studio ha utilizzato un tipo di batterio trovato in un olivo molto antico situato a Gallipoli, la città-epicentro della violenta epidemia. In laboratorio hanno trasmesso il batterio stesso ad altre piante sane, e le hanno esposte alla sputacchina, l’insetto-vettore.
Dopo circa un anno, gli olivi infettati cominciavano a presentare i classici sintomi della Xyella, come il disseccamento e la scoloritura. Non solo gli olivi, ma anche altre piante si sono mostrate assai sensibili al batterio; altre, come il pompelmo ed il mandarino, hanno resistito. La ricerca ha quindi confermato l’esistenza di un nesso fra il ceppo ST35 della Xyella ed il CoDiRO.
Rimane comunque una parte dell’opinione, anche politica, che ritiene che il batterio sia solamente una delle cause dell’epidemia che ha colpito gli ulivi, e accusa Bruxelles di “pensare di far fronte ad una situazione così complicata” prendendo in considerazione solamente una “piccola parte del mondo scientifico”. Secondo il Movimento 5 Stelle, in particolare, servirebbe un confronto più “ampio con la comunità scientifica”. Intanto, si è già tenuto il terzo incontro degli esperti della regione per cercare di trovare soluzioni condivise di fronte all’emergenza Xyella. Il pericolo che l’epidemia si diffonda ulteriormente è concreto e reale, e ora più che mai c’è bisogno di una coesione da parte della comunità scientifica e del mondo politico per cercare di far fronte a questa epidemia che sta abbattendo i ricavi di un settore così importante per l’economia italiana, e specialmente per quella regionale, come quello agricolo.
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