Dritto all’Oblio: Google fra sentenze ed perplessità

Google è stata pesantemente multata dal CNIL, il garante della Privacy di Francia, perché ha riconosciuto ad un utente il cosiddetto “diritto all’oblio” ma non ha provveduto ad deindicizzare la ricerca del soggetto anche nel web extra europeo. Così la “big G” ha dovuto sottostare ad una pesante multa per l’avvenuto.
E così si riapre la ferita di un tema che piace, non piace ed inevitabilmente fa discutere (anche in tribunale). Quello del diritto all’oblio, infatti, è un fenomeno quanto meno complesso. Si tratta di un servizio introdotto un paio d’anni fa (era il 2014) da Google. I cittadini potranno chiedere di rimuovere dal motore di ricerca più celebre del mondo delle informazioni che ritengono personali e inopportune. E in questo modo, possono sparire definitivamente.

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Il diritto “di essere dimenticati di Internet” è stato riconosciuto in diverse sentenze; Google aveva messo a disposizione un modulo dove permetteva a chi assumeva violati i propri diritti di privacy di richiedere la cancellazione. Certo, affinché la richiesta vada a buon fine è necessario che non vi sia alcun interesse pubblico prevalente alla conoscenza dei dati che si vogliono eliminare. Le richieste sono state assai numerose nel corso di questi due anni: 400mila richieste (si tratta quasi di un milione e mezzo di pagine Google) e il 42% dei casi accolti. Nonostante questo, però, Google non aveva mai accettato di cancellare i dati dell’utente anche al di fuori del perimetro Europeo. Come dire, qualsiasi cittadino statunitense avrebbe potuto conoscere i dati del signor X che in Europa aveva usufruito del diritto all’oblio. E ora, in forza della sentenza, la big G invece sarà obbligata a pagare una multa (di centomila euro) per non aver provveduto a farlo. Ma Google fa sapere che impugnerà il provvedimento.

Era naturale che qualcosa di simile accadesse, prima o poi. Difficile far combaciare interessi così diversi e contrapposti in maniera che essi collimino perfettamente.
Ed in ogni caso il diritto all’oblio pone problemi di natura etica che toccano il tema della censura. Fino ad adesso si sono rivolti a Google privati cittadini, ma cosa potrebbe succedere se fosse per esempio uno Stato a richiedere la cancellazione della damnatio memoriae di un proprio leader, che magari non si è proprio distinto sotto il profilo della tutela dei diritti umani? Insomma, la verità è che il diritto all’oblio può rivelarsi una pericolosa arma a doppio taglio.

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