In Egitto il Sindacato dei giornalisti ha convocato d’urgenza l’assemblea generale, in una riunione volta alla rimozione dalla carica di Magdy Abdel Ghafar, ministro dell’interno.
La fonte dalla quale è presa l’informazione è il giornale locale, filo-governativo, “al Ahram”.
L’assemblea d’urgenza è la conseguenza di un’intrusione commessa ieri sera dalla polizia, la quale si è presentata in borghese (un corpo di circa 50 agenti) nel sindacato dei giornalisti, situato a qualche centinaio di metri dalla piazza simbolo della rivoluzione, Piazza Tahrir.
Le forze dell’ordine dietro gli ordini della Procura hanno arrestato due giornalisti, Mahmudal Saqqa e Amr Badr, per “incitamento alla violazione della legge sulle manifestazioni”.
Questo ha scatenato l’ira dei giornalisti, che da tempo devono affrontare le insidie di un governo chiuso e che reprime le libertà di stampa, opinione e pensiero, e ha portato all’assemblea straordinaria presieduta dal presidente Yehia Qalash e dai direttori e giornalisti dei maggiori quotidiani nazionali.
L’assemblea è volta a trovare un modo di reagire al blitz della polizia che ha arrestato i due giornalisti. Il capo del sindacato ha espresso il desiderio di una risposta unita “alla repressione del governo”.
I giornalisti chiedono la destituzione del Ministro dell’Interno, come detto dal portavoce Hanan Fikry, il consigliere del sindacato. Il sindacato ha già detto che prenderà “provvedimenti importanti” nei confronti di ciò che è accaduto la sera prima.
“Azione vergognosa” l’ha definita Qalash nel comunicato, prendendo le difese dei giornalisti.
Ma non finisce qui: il Governo, nella persona del ministero dell’interno, smentisce di aver commesso il blitz nella sede del sindacato ed insiste nel sostenere che i due giornalisti trattenuti si sarebbero “consegnati spontaneamente”, nonostante la testimonianza dei colleghi e delle guardie di sicurezza che sostengono che la polizia in borghese abbia commesso l’intrusione aggredendoli per poter arrestare i giornalisti.
Il gruppo parlamentare “25 gennaio-30 giugno” ha espresso la sua solidarietà nei confronti dei giornalisti ed ha denunciato le “palesi violazioni della costituzione” che sarebbero state attuate dallo Stato nei confronti dei giornalisti stessi e dei loro sindacati.
Il gruppo ha poi aggiunto che “si batterà con tutti i mezzi legali a disposizione” contro questi soprusi “finché non avremo uno stato civile moderno che rispetti i diritti e le libertà, recentemente sacrificate dalla serie di violazioni da parte del governo”.
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