E’ allarme da parte dell’ISTAT per le retribuzioni in Italia: è da aprile, infatti, che le buste paga rimangono invariate, rispetto a marzo. L’inflazione dei prezzi al consumo, intanto, è scesa dello -0,1%.
La crisi dell’economia e del commercio si fa sentire, bussando pesantemente alla porta degli stipendi degli Italiani, per i quali è dal 1982 che non si registrano retribuzioni orarie così basse. Da tenere conto che questo significa che, nella storia dell’ISTAT (che è partita proprio nel 1982) non si sono mai viste delle buste paga così basse. Inoltre non era mai accaduto che la crescita annua fosse solamente allo 0,6%, quando il minimo storico era arrivato a +0,7%.
Complessivamente nei primi quattro mesi dell’anno la retribuzione all’ora è salita dello 0,7% rispetto ai primi quattro mesi del 2015: aumento dello 0,8% per il settore privato, niente modifiche invece per quanto concerne i dipendenti della pubblica amministrazione dato il blocco della contrattazione.
I settori con un incremento tendenziale maggiore, per aprile, sono stati quello tessile, quello dell’energia elettrica, dell’abbigliamento e del gas.
Nessuna variazione degna di rilievo invece nel settore metalmeccanico e della telecomunicazione, nonché in quello della Pubblica amministrazione per i motivi sopra descritti.
I contratti collettivi che stanno aspettando un rinnovo sono 52, 15 dei quali della pubblica amministrazione, e riguardano più di otto milioni di dipendenti, di cui quasi tre nella PA.
L’attesa, per i lavoratori aventi un contratto scaduto, è di ben 37,9 mesi, 17,1 mesi per quelli del settore privato.
La situazione degli stipendi degli italiani non è mai stata così grigia. La diminuzione della disoccupazione non sembra quindi dare una tinta di colore sufficiente al panorama dell’economia italiana, che si trova sempre in una situazione “in bilico” fra la minima ripresa ed il deficit.
L’unico lato confortante di tutta questa situazione sembra essere il fatto che le retribuzioni sono salite più dell’inflazione, e quindi nonostante la paga che non si smuove, il potere d’acquisto rimane sostanzialmente invariato.
Questo non toglie comunque che l’Italia si trova in una situazione di stallo economico del quale a fare la spesa, ancora una volta, sono lavoratori e famiglie, specie quelle in situazione di indigenza.
A completare il quadro, anche il fattore di decrescita del settore industriale e delle vendite al dettaglio, che hanno segnato rispetto al mese scorso una diminuzione dello 0,8%.
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