Lago di Como, tangenti sugli appalti: 4 arresti. La lunga agonia del cantiere infinito

La polizia tributaria della Guardia di Finanza di Como ha portato a termine quattro arresti sugli appalti per la costruzione del cosiddetto Minimose, ovvero sulle paratie di contenimento. Nell’ambito dell’inchiesta, che riguardava irregolarità nella gestione del progetto, sono state emanate due ordinanze di custodia cautelare per un dirigente comunale, a cui sono contestati i reati di abuso in atti d’ufficio, corruzione, turbativa nella scelta del contraente; un’ordinanza di custodia cautelare anche per un architetto sempre di Como, al quale si contesta la corruzione; due ordinanze per arresti domiciliari ad un imprenditore edile, al quale viene contestato il reato di turbata libertà degli incanti, e ad un dirigente comunale di Como.

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Adesso sono in corso, da parte degli investigatori, delle perquisizioni nelle sedi di vari professionisti delle province di Torino e Como.
Intanto l’opera per la costruzione delle paratie, iniziata nel 2008, è ancora in piena fase (o forse no) di costruzione. Le paratie sarebbero servite a difendere la città da eventuali esondazioni del lago di Como, e tutt’ora sono considerate dagli abitanti una sorta di ferita aperta che lede la bellezza del lago, e che dopo otto anni è ancora lì, immobile.
La città di Como ha ricevuto i fondi per la costruzione di sistemi di contenimento delle acque dopo la terribile alluvione che ha colpito nel 1987 la Valtellina.

Il progetto “Legge Valtellina” destina così ingenti fondi alle città di Bergamo, Brescia e Como. Ma a Como le paratie sono ancora lì, dimenticate da anni: lunga l’attesa per l’inizio del cantiere, lunghissimi i lavori. L’appalto viene vinto da Sacaim, l’azienda del Mose di Venezia.
Il progetto subisce un primo stop subito dopo l’inizio dei lavori, nel 2008, quando i cittadini si rendono conto che sta venendo costruito un muro tutt’attorno al primo lotto. L’opinione pubblica si ribella ad un simile abbruttimento, il muro viene abbattuto, Formigoni promuove un concorso per ridisegnare in maniera esteticamente apprezzabile il nuovo lungolago. Nel 2012 il progetto vincitore, considerato estremamente costoso, finisce sotto la Procura di Milano.

Il resto è storia già vista: il progetto passa da una mano all’altra, da un’amministrazione all’altra, i costi salgono e il cantiere risulta ultimato solo per il 20%. 
Il lavoro non procede, nel frattempo Mario Lucini e Bruni vengono indagati per reati ambientali.
Adesso sono in corso delle riunioni da parte della regione Lombardia per cercare di trovare uno sfiatatoio a quello che rischia di diventare la Salerno Reggio Calabria del Nord.
Intanto su internet impazza l’hasthag #rivogliamoilnostrolago, mentre vengono scattate cartoline per immortalare il cantiere, da consegnare poi ad un giornale che a sua volta le passerà a Renzi. Fino ad ora, 80mila adesioni per denunciare l’agonia del Lago di Como.

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