Malaysia Airlines, nuova pista: il pilota simulò il volo suicida prima della scomparsa

Una nuova pista per comprendere la dinamica della sparizione del volo MH370, il volo della Malaysia Airlines diventato tristemente celebre dopo la sua sparizione nel nulla con 239 personale a bordo. Il Boeing 777 sparisce nel nulla l’8 marzo 2014, appena un’ora dopo il decollo, e punta a sud, verso l’Oceano Indiano Meridionale. Sei ore di volo, questa è l’autonomia massima lasciata dal carburante, e quindi la sparizione dell’aereo. Un relitto viene risputato dall’oceano sulle coste del Mozambico: ma cosa sia realmente avvenuto in quelle sei ore, ancora oggi con certezza non lo sappiamo.

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Spunta però una nuova pista che pare molto interessante. Il New York Times ha ricevuto dalla polizia malese un documento confidenziale, il quale contiene la prova che il capitano del volo scomparso, Ahmad Zaharie, un mese prima dell’incidente ha fatto una simulazione di volo suicida con rotta molto simile rispetto a quella realmente seguita dal Boeing 777. Il pilota allo scopo aveva utilizzato un simulatore casalingo. Si ipotizza quindi che il gesto di Zaharie sia quello di una strage e suicidio premeditati: guidare il Boeing fuori dalla rotta prevista, verso l’Oceano, facendo sei ore di volo fino all’esaurimento del carburante. Fino ad inabissarsi nelle acque dell’Oceano Indiano, vicino all’Australia.

Le autorità malesi consegnarono all’FBI gli hard disk che contengono la registrazione delle sessioni di volo sul simulatore usato dal pilota.
Tra i voli simulati ce n’è uno che “potrebbe essere di interesse”, cioè la rotta simile, in maniera inquietante, a quella che il Boeing ha seguito davvero l’8 marzo 2014.
La partenza era da Kuala Lampur, rotta verso lo stretto di Malacca e quindi, virata a sinistra, sull’Oceano Indiano finché le scorte di carburante vengono meno. C’è da dire che i voli non sono del tutto identici, nella rotta finale la divergenza rilevata è di 900 miglia.

Quindi questa resta solamente un’ipotesi, almeno per ora, anche se non risulta difficile trovare una somiglianza nei fatti di cronaca recenti, in particolare nel disastro aereo causato da Andreas Lubitz, co-pilota che fece schiantare il volo Germanwings sulle Alpi francesi.
I governi hanno intanto fatto intendere che si sospenderanno le operazioni di ricerca dei relitti dell’aereo, due anni dopo il disastro. Il ministro dei trasporti malese ha altresì sostenuto che non si tratta di un’interruzione definitiva e che se emergeranno nuove informazioni le ricerche potranno essere riprese.

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