Nagorno Karabakh, tornano a soffiare i venti di guerra

I venti feroci della guerra tornano a soffiare nella terra contesa del Nagorno Karabakh, una regione dell’Azerbaigian situata nel Caucaso Meridionale e teatro di una sanguinosa guerra fra l’esercito armeno e quello dell’Azerbaigian, dal 1992 al 1994, e che dal 1988 ha fatto 30mila morti. Due anni di conflitti che avevano portato con loro anche episodi tremendi, pulizie etniche da entrambe le parti; nonostante il Cessate il Fuoco, ripetute violazioni della tregua hanno designato questa regione come una delle più instabili del Caucaso. E adesso il timore che si riapra una guerra è abbastanza concreto. Nonostante questa zona non sia mai rimasta davvero in pace, nei giorni scorsi si sono verificati scontri molto violenti fra le forze armate azere e quelle armene.

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Gli armeni avrebbero abbattuto un elicottero azero, portando a giustificazione il fatto che esso stesse tentando di penetrare nella regione controllata dalle loro forze armate. L’Azerbaigian avrebbe ammesso che almeno 12 militari di Baku sono rimasti uccisi nelle ultime 48 ore, ma i dettagli non possono essere confermati: gli azeri parlano di 100 caduti nelle forze nemiche, gli armeni dicono di aver ucciso almeno 200 soldati azeri. Le uniche certezze sono quelle relative ai movimenti militari fra le due zone: artiglieria, razzi, elicotteri e carri armati si sono mossi in queste ore, e pare che anche dei centri civili siano stati colpiti, provocando vittime. Nel frattempo si è verificata una vera e propria mobilitazione internazionale per evitare un’escalation militare che potrebbe, di fatto, riaprire le ferite del conflitto mai risolto. Vladimir Putin si è rivolto ai due stati chiedendo il cessate il fuoco: la diplomazia russa è già attiva nel tentare di tamponare gli scontri delle ultime ore. La Russia, infatti, si è sempre occupata del conflitto del Nagorno Karabakh, tentando di mantenere una situazione di tranquillità.

Anche da Washington giunge un accorato invito alla calma, mentre il segretario generale dell’ONU, Ban ki-Moon, ha esortato entrambe le parti alla cessazione degli scontri, dichiarandosi “allarmato” per l’uso di armi pesanti e per le vittime anche civili.
Il timore che nella zona, attraversata anche da gasdotti ed oleodotti (e quindi molto interessante dal punto di vista economico) si riapra di fatto un conflitto, è ora abbastanza reale. Il conflitto “freddo” che da anni prosegue potrebbe infatti dilagare e rompere del tutto quella fragile tregua che per ora si pone fra Azerbaigian (appoggiato dalla Turchia) e l’Armenia.

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