Prestito pensionistico per tutti, o comunque per una platea di lavoratori il più possibile ampia. Sembra essere questa la strategia del governo sul fronte della flessibilità in uscita, tema tra i più delicati della prossima manovra autunnale.
Venendo in parte incontro alle richieste sindacali, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannincini aveva fatto sapere che l’anticipo (in sigla“Ape”) potrà essere richiesto da coloro a cui manca anche un po’ di più di tre anni alla maturazione della pensione di vecchiaia: si arriverebbe a 3 anni e 7 mesi.
Ed è ormai stata definita pure la scelta di ammettere a questa opzione oltre ai dipendenti privati quelli pubblici ed anche – cosa che fino a un po’ di tempo fa pareva difficile) i lavoratori autonomi. È stato lo stesso Nannicini a quantificare una potenziale platea di 150 mila interessati per ciascuna annualità di nascita: si inizierà il prossimo anno con i nati nel 1951, 1952 e 1953, che quindi saranno coinvolti contemporaneamente.
L’accoglienza che l’operazione riceverà dipenderà in modo cruciale dalla definizione dei dettagli edi n particolare dell’aiuto fiscale che lo Stato dovrà riconoscere ai lavoratori che altrimenti resterebbero disoccupati e a quelli a basso reddito.
Tra le due possibili interpretazioni dell’Ape, strumento di flessibilità per coloro che vogliono smettere di lavorare per un proprio progetto di vita of orma di sostegno per i lavoratori in difficoltà, il governo pare intenzionato a privilegiare la seconda. Dunque chi per chi rientra nella prima categoria il prestito risulterà piuttosto oneroso.
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