Primo Maggio, i sindacati: “La disoccupazione è una ferita aperta”

I sindacati hanno manifestato ieri a Genova chiedendo nuove misure contro la disoccupazione e le politiche del Governo. Lo slogan delle proteste del primo maggio è stato “Più valore al lavoro“. Genova è stata scelta perché è una città grande, e qui hanno potuto sottolineare “l’esigenza di una ripresa dai grandi centri industriali”.
I sindacati hanno protestato contro la perdita di numerosi posti di lavoro. “Abbiamo perso un milione e 600mila posti di lavoro” è la scottante denuncia dei sindacati.

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La FIOM nella persona del presidente ha sottolineato la necessità di “rimettere al centro la necessità di una lotta vera”. CGIL, CISL e UIL sono d’accordo sulle tre parole chiave: “Partecipazione, inclusione, regole”. Insomma, una disciplina dei contratti e dei rapporti di lavoro che dia più garanzie in un contesto di crisi nera che non lascia sperare bene. Di fondo alle proteste dei sindacati che hanno scosso Genova ci sono anche i rapporti, molto tesi, con il Governo. L’accusa dei sindacati è quella per cui il Govrno celebrerebbe ad oltranza i cosiddetti “successi” del Jobs Act e non terrebbe sufficientemente in considerazione le vere problematiche della popolazione e dei disoccupati, che restano ancora tanti, troppi.

I sindacati hanno espresso la volontà di regalare al paese un mese di mobilitazione intenso, pieno di iniziative, ed un autunno caldo fatto di manifestazione e sciopero.
C’è un clima pesante, nel mondo del lavoro. e il leader della CGIL Susanna Camusso ha invitato il governo a misurarsi “con il fatto che non sta cambiando nulla di strutturale”.

“La disoccupazione è una ferita aperta del nostro paese”, urlano sindacati e manifestanti. E c’è bisogno di prendere realmente atto del fatto che la crisi sta mettendo in ginocchio sempre più famiglie, al di là dei facili risultati promessi dal Governo con il Jobs Act. E i sindacati lamentano un’assenza di interesse nei confronti della questione sindacale. Nella giornata di ieri Mattarella ha preso posizione per ricordare che un paese senza lavoro è un paese fermo per i giovani, senza speranze.

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