Rapporto Legambiente 2016, cemento e rifiuti minacciano le coste

La situazione delle coste e dei mari italiani è compromessa dall’inquinamento, dai rifiuti selvaggi e dall’erosione, oltre che dalla costruzione incontrollata. L’ultimo rapporto di Legambiente, “Ambiente Italia 2016”, lascia poco spazio all’immaginazione. Il rapporto è stato presentato a Roma da Edizioni Ambiente, e svela un insieme di dati abbastanza preoccupanti: almeno il 51% delle spiagge italiane è stato alterato dalla costruzione selvaggia, che si è concentrata soprattutto negli ultimi dieci anni, crescendo di almeno 8 km all’anno. Non solo, la maggior parte delle costruzioni sulla costa sono illegali e lo si deduce dal fatto che solamente nel 2014 sono state rilevate almeno 14.542 infrazioni fra reati riguardanti la costa e il mare. Una media di 40 infrazioni ogni giorno.

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Il cemento continua a divorare ogni anno 8 km di coste in Italia, bruciando pian piano quelle settemila coste della nostra penisola. Veri e propri ecomostri, costruzioni e ville illegali e alberghi che continuano a minacciare la bellezza dei nostri paesaggi e la salute delle coste, che sono patrimonio di tutti.
Un terzo delle spiagge è inoltre colpito da fenomeni di erosione, che assieme all’inquinamento non facilita certo la vita dell’habitat marino. Almeno il 25% degli scarichi delle città non vengono depurati, in alcune località raggiungiamo picchi del 40%. Nella zona di Goletta Verde il 25% dei prelievi era inquinato. Solamente il 19% della costa italiana viene tutelato in maniera sufficiente con dei vincoli.

Infine, un problema che interessa non solo il nostro Paese, ma tutto il mondo: il cambiamento del clima, che secondo il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, ha “impatti significativi sugli ecosistemi“. Siamo di fronte ad una sfida, sostiene Zanchini che “deve portare a una nuova e più incisiva visione degli interventi. Occorre rafforzare la resilienza dei territori ai cambiamenti climatici e spingere verso la riqualificazione e valorizzazione diffusa del patrimonio costiero”.
Così, mentre la plastica e gli scarichi fognari soffocano il nostro mare, il cemento mangia le coste e le abbruttisce di obbrobri destinati a rovinare la bellezza della nostra nazione.

La soluzione può essere nelle parole del Presidente di Legambiente, Rossella Muroni: “Per il futuro delle aree abbiamo la possibilità di ispirarci e scegliere un modello che si è già rivelato di successo. Quello delle aree protette e dei territori che hanno scelto di puntare su uno sviluppo qualitativo e che stanno vedendo i frutti positivi anche in termini di crescita del turismo. Come il sistema di 32 aree protette nazionali, che sono un esempio virtuoso di gestione delle aree costiere di cui essere orgogliosi. O come i Comuni che ogni anno Legambiente premia con le cinque vele, che dimostrano come la strada più lungimirante sia oggi quella che coniuga la tutela del territorio con la valorizzazione e recupero del patrimonio edilizio esistente. Per dare una spinta a questa prospettiva occorre però che ci siano regole chiare, senza dimenticare che il nostro Paese deve anche muovere le ruspe per demolire le migliaia di case abusive che deturpano le nostre coste e avviare operazioni di riqualificazione in aree che potranno, in questo modo, avere un futuro turistico fuori dal degrado”.

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