Il gup Paolo Mainardi di Brescia ha condannato Claudio Giardiello all’ergastolo. L’uomo, imprenditore, verso le 8:40 del 9 aprile 2015 fece il suo ingresso nel Palazzo di Giustizia a MIlano, dove si stava celebrando un processo a suo carico per bancarotta fraudolenta. L’uomo aveva con sé una pistola; sparò a Lorenzo Claris Appiani, il suo ex avvocato, sparò al co-imputato, Giorgio Erba, ferisce l’ex socio Davide Limongelli. Ma la follia di Giardiello non termina qui: scende al piano di sotto dove trova il giudice Fernardo Ciampi, 72 anni, al lavoro nella sua stanza: gli spara e lo uccide.
Una vera strage quella commessa da Giardiello, ed il motivo è la vendetta per il dissesto finanziario della sua immobiliare.
Adesso per quella strage che costò la vita a tre persone Giardiello è stato condannato all’ergastolo; nel processo con rito abbreviato l’uomo era stato considerato capace di intendere e di volere, dopo una perizia che il magistrato aveva richiesto. L’imputato, prima della camera di consiglio per la decisione della sentenza, aveva dichiarato che aveva portato con sé la pistola almeno tre mesi prima della strage in tribunale. Non ha però riferito né dove l’arma fosse rimasta nascosta, né se ci fossero altri complici che lo avessero aiutato nel suo folle piano.
Scagionato dall’accusa di concorso in omicidio uno dei vigilantes addetto alla sicurezza che, al varco di via San Barnaba dove Giardiello aveva fatto ingresso, non si era accorto che l’uomo aveva con sé una pistola. Giardiello infatti ha confessato come sono andate le cose quel giorno: “Sono passato regolarmente dal metal detector, mentre la borsa nella quale custodivo la pistola l’ho fatta passare dal Fep, lo strumento preposto al controllo degli effetti personali. Ho pensato che se avessero individuato l’arma, avrei detto che volevo suicidarmi in tribunale e avrei spiegato il perché di quella intenzione” ha messo a verbale l’uomo.
Da tempo, quindi, quella pistola si trovava in tribunale e da tempo Giardiello meditava di uccidere: particolari che rendono ancora più inquietante l’intera vicenda. Questo inoltre ha aggravato la posizione di Giardiello, dato che sottolinea in maniera marcata l’aggravante al delitto della premeditazione, da sempre negata dalla difesa dell’uomo, che aveva sostenuto che Giardiello aveva agito d’impulso.
“Oggi è stata fatta giustizia, la vendetta la lasciamo a Giardiello perché è un sentimento che non ci appartiene” ha sostenuto la madre dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani.
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