Era il 27 giugno del 1980. Un aereo, partito da Bologna, si dirige in Sicilia. La serata è tranquilla, il volo DC9 IH870 raggiungerà a breve l’isola. Almeno, questo sarebbe dovuto accadere: ma mentre l’aereo sorvola lo spazio fra le isole di Ponza ed Ustica, nel cosiddetto “Punto condor”, il velivolo sparisce dal radar. Un’esplosione sconquassa l’aereo: 81 morti che precipitano con i rottami nel mare, a 3500 metri di profondità. Non c’è stato nessun superstite: tra i morti, anche 13 bambini.
Sono trascorsi 36 anni dalla strage di Ustica e ancora non sappiamo la verità, cosa è accaduto, cosa ha provocato quell’esplosione e quelle decine di morti innocenti.
L’aereo si è letteralmente squarciato in volo ed è precipitato in mare. Le cause non sono ancora state chiarite. Nel 2007 Cossiga, ex presidente della Repubblica, ha sostenuto che ad abbattere l’aereo sarebbe stato un missile francese, destinato a colpire il velivolo che trasportava Gheddafi. Ad una tesi simile è giunta anche la Cassazione che ha ingiunto il pagamento del risarcimento dei danni delle famiglie delle vittime ai ministeri dei trasporti e della difesa di Palermo.
La Procura di Palermo, all’epoca del disastro, aprì l’inchiesta e chiede l’ispezione dei cadaveri e l’autopsia di sette di essi.
Le perizie esclusero che la morte fosse stata causata dall’esplosione di un ordigno. Le scatola nera non aveva registrato nessuna conversazione preoccupante o allarmante: le frasi dei piloti si erano interrotte in maniera del tutto improvvisa. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sostenuto che bisogna impegnarsi “per tenere viva la memoria e per continuare a cercare di gettare piena luce sulla tragedia”.
“È una domanda di giustizia quella che le famiglie rappresentano. A questa domanda devono corrispondere, con serietà e dedizione, le istituzioni nazionali e quelle estere chiamate a collaborare, perché le nostre democrazie si fondano su valori e diritti che non possono sottrarsi al criterio della verità” ha sostenuto il presidente.
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha detto:
“Ogni cittadino italiano attende ancora oggi, a distanza di trentasei anni la verità sulla strage di Ustica. Mantenere inopinatamente ancora oggi il segreto di Stato su una delle pagine più buie della nostra storia è una grande prova, morale e civile, anche se non giudiziaria. È la prova del fatto che qualcuno, dentro lo Stato, ha molto da vergognarsi e molto da nascondere per quanto avvenne quella notte di giugno del 1980 nei cieli italiani”.
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