I 5 anni di indipendenza del Sud Sudan sono stati festeggiati nel peggiore dei modi. La guerra fra soldati governativi e ribelli che vogliono l’indipendenza è tornata ieri, come un incubo, fra le strade della capitale del Sud Sudan, Juba. Dopo due anni di pace, dal luglio 2013 a oggi, il sangue torna a scorrere assieme all’odio razziale. Una guerra in piena regola: carri armati, scontri, elicotteri, missili. E 260 morti negli ultimi giorni, cifre che ci ricordano che quello che è in atto nelle terre del Sudan è un vero e proprio conflitto violento. Sono tornate ad infiammarsi le rivalità fra il Presidente Kiir ed il vice, Machar.
La divisione insanabile fra le etnie locali, Dinka, la maggioranza, e Nuer, la minoranza, sembra riecheggiare in maniera inquietante la distruzione interna ed il genocidio della Rwanda, consumatosi 25 anni fa nel silenzio del mondo.
I due pacificatori che avrebbero dovuto sanare i contrasti fra le due etnie rivali hanno approfittato della situazione per dividere ancora di più il Paese. Negli ultimi anni, la divisione fra le etnie ha causato 3 milioni di sfollati, quattro milioni di persone senza cibo, decine di migliaia di uccisi.
Sabato 9 luglio era l’anniversario dell’indipendenza, un giorno di tregua dopo gli scontri di venerdì. La festa senza denaro, senza grandi festeggiamenti: mancavano i soldi, quelli servono per le armi.
Vicino alla base ONU di Juba pesanti scontri con armi a fuoco. Il ministro dell’informazione Lueth sostiene: “Tutto sotto controllo”. Invece no: diverse persone sono state ferite nelle tende degli sfollati.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato, all’unanimità, una mozione per la cessazione delle violenze nel Sud Sudan, violenze che hanno causato più di 200 morti negli ultimi tempi. Il Consiglio ha espresso “shock e indignazione” per gli attacchi alle basi ONU.
Il Sud Sudan, sostiene il portavoce di Machar, è tornato in guerra. E a farne le spese, come sempre, sono gli sfollati, la popolazione inerme, che aveva coltivato in questi due anni un difficile sogno di pace.
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