Turchia, Bruxelles ad Erdogan: “No pena di morte o stop negoziati per ingresso nell’UE”

Il monito di Erdogan dopo il tentativo di golpe che ha lasciato la Turchia nel caos era stato lapidario: “Faremo pulizia all’interno di tutte le istituzioni dello Stato” aveva sostenuto il presidente della Turchia.
Quelle che in tanti oggi chiamano purghe sono le migliaia di arresti che Erdogan sta mettendo in atto contro coloro che hanno appoggiato il golpe, ma la comunità internazionale, pur sostenendo Erdogan, sta iniziando a preoccuparsi. Il presidente in particolare ha evocato lo spettro inquietante della pena di morte nei confronti di coloro che si sono macchiati di tradimento. Durante il funerale delle vittime del golpe, il presidente ha sostenuto: “Il popolo chiede la pena di morte per i colpevoli del fallito golpe e noi non possiamo ignorare questa richiesta”.

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Immediata la reazione dell’Unione Europea, per mezzo innanzitutto del portavoce di Angela Merkel, la quale ha sostenuto che l’introduzione della pena di morte in Turchia (abolita nel 2004) significherebbe “la fine delle trattative per l’ingresso nell’Unione europea“. L’altro rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune, Federica Mogherini, ha reiterato il concetto espresso dal cancelliere tedesco: “Voglio essere molto chiara” ha detto “Nessun paese può diventare membro della Ue se introduce la pena di morte“.
“La Turchia fa parte del Consiglio d’Europa e in quanto tale è legata alla Convezione sui diritti umani” ha fatto notare la Mogherini.

L’Alto Rappresentante ha detto inoltre “non ci sono scuse per portare il Paese lontano dai diritti fondamentali e dallo stato di diritto; saremo estremamente vigilanti su questo non per il bene dell’Ue o dei negoziati ma per il bene del popolo turco”.
Difficile che Erdogan voglia rinunciare al suo faticoso e tanto ambito percorso verso l’Unione Europea cadendo nella trappola della reintroduzione della pena capitale.
John Kerry, segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, riguardo all’epurazione compiuta da Erdogan ha sostenuto: “Molte persone sono state arrestate e molto rapidamente e anche su questo il livello di vigilanza sarà ovviamente significativo nei prossimi giorni” ed ha assicurato che si sta “lavorando insieme per evitare un arretramento nel Paese“.

Anche il Ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, si è espresso sul tema: la reintroduzione della pena capitale in Turchia, ha detto, “sarebbe uno dei simboli di quello che l’Europa non può accettare”.
“Immaginare che in dodici ore si sia appurato che ci sono alcune migliaia di giudici complici del tentativo di colpo di stato rischia di apparire un po’ stridente con i principi dello stato di diritto, come se invece che raccogliere elementi di questa eventuale complicità si sia voluto semplicemente ricorrere ad una forma di epurazione” ha proseguito audacemente Gentiloni.

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