L’ISIS si combatte con le medesime armi che esso usa. E oltre che alle armi d’assalto, alle bombe e ad altre atrocità, è ormai noto a tutto il mondo che il califfato utilizza i social network e più in generale la connessione internet per diffondere le sue idee d’odio, per reclutare nuovi adepti, per comunicare condanne a morte. Proprio per questo motivo il primo modo per contrastare la diffusione dello Stato Islamico nel mondo è proprio bloccarne l’avanzata nel mondo della rete.
Ad occuparsi di questo compito sono gli USA che, per la prima volta dall’emergere della minaccia IS, hanno deciso di utilizzare la cosiddetta “guerra cybernetica“, cioè di hackerare gli account dei simpatizzanti terroristi e di manipolare i network per impedirne la comunicazione. L’obbiettivo della battaglia della rete è quello di impedire o rendere difficili le comunicazioni dell’ISIS, di impedire loro di reclutare ragazzi da tutto il mondo, ma anche di bloccare i pagamenti dei combattenti, ad esempio.
Ad occuparsi del lavoro concreto sarà il Cyber Command, la parte tecnologica della NSA, National Security Agency. Fino a pochi anni fa, il Cyber Command si occupava prevalentemente di monitorare la situazione della Russia, della Cina, dell’Iran e della Corea del Nord, che secondo le stime sarebbero i paesi dove si concentrano la maggioranza degli attacchi cybernetici. Le uniche operazioni di censura condotte contro gli account sui social network dell’ISIS erano state fatte dai responsabili dei network stessi, ma questo è assai lungi dall’interferire materialmente con le comunicazioni dei terroristi.
Fino a questo momento si erano levate voci in tutto il mondo chiedendo una più concreta attività di blocco e censura nei confronti degli account dei terroristi, che sembravano proliferare indisturbati su Facebook e Twitter. Non solo: si era di recente scoperto che i terroristi comunicavano in segretezza durante le sessioni di giochi di guerra sulle maggiori console di gioco. Insomma, un’azione di contrasto mirata ed efficiente si rendeva necessaria.
Si tratta della prima volta che vengono utilizzate le “cyberbombs” nella lotta al terrorismo, come sostenuto anche dal vice segretario della difesa statunitense, Robert Work. Ora si tratta di mettere quest’obbiettivo fra i primi dell’agenda del presidente degli Stati Uniti: perché l’ISIS bisogna combatterlo anche così.
La passione per la scrittura e il giornalismo ha portato la creazione del portale Giornalenotizie.online