Pensioni e Pip: guida all’integrazione

Il Pip (o Piano individuale pensionistico) è uno strumento assicurativo che consente di guardare al futuro con più serenità.

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Nasce dalla necessità di trovare un modo per integrare – appunto – gli assegni pensionistici statali che non riescono a garantire un mantenimento del tenore di vita degli anni lavorativi. Basta pensare alla quota di pensione minima erogata oggi dall’Inps – che seppur aumentata dopo l’ultima manovra di Bilancio rimane sempre di 599 euro circa – per comprendere l’importanza del ruolo giocato dalle forme pensionistiche complementari.

Questo tipo di investimento sul futuro non serve solo a garantirsi una rendita sicura, ma permette di far fronte anche ad eventuali difficoltà o particolari esigenze come spese mediche, spese di ristrutturazione, acquisto prima casa).

Ma come funziona un Pip? Come assicurarsi una rendita una volta raggiunta la vecchiaia?

 

Pip: come funziona?
Il Pip è una forma di investimento previdenziale che permette di costruire una pensione integrativa. La sottoscrizione è individuale, ma è possibile iscrivere anche i familiari fiscalmente a carico. I contributi possono essere versati dal sottoscrittore o, nel caso di un lavoratore dipendente, possono essere prelevati dal Tfr (Trattamento di fine rapporto). La compagnia assicurativa investe le quote versate e, a seconda degli accordi presi con quest’ultima, l’importo dei versamenti può essere sempre modificato durante il periodo di adesione.

Il capitale accumulato può essere distribuito al momento della pensione integrativa attraverso una rendita vitalizia o può essere ereditato da altri designati in caso di decesso del beneficiario durante la fase di accumulo.

Come riscattare il rendimento del Pip

Per ricevere il frutto dell’investimento è necessario essere in possesso dei requisiti stabiliti dalla compagnia assicurativa con la quale si è stipulato il Piano Individuale Pensionistico. Si potrà poi, in base alle regole contrattuali, determinare quanta percentuale del capitale accumulato ricevere in unica unica soluzione o tramite rendita vitalizia.

Nel caso in cui il titolare del piano pensionistico dovesse venire a mancare, il capitale accumulato può essere riscattato dai suoi eredi o da coloro che sono stati designati come beneficiari.

Non sempre è necessario aver raggiunto l’età pensionabile per chiedere il riscatto di tutta o parte della rendita. È possibile riscattare anticipatamente il capitale e gli interessi maturati in caso di spese sanitarie straordinarie, acquisto e ristrutturazione della prima casa di abitazione e motivi personali e familiari. Le richieste di anticipazione possono essere ripetute nel tempo, ma quanto erogato non deve superare il limite massimo stabilito nel contratto.

Ad esempio, in caso di invalidità permanente, inoccupazione superiore ai 48 mesi, dimissioni, licenziamento, decesso dell’aderente è possibile – verificando che il proprio contratto lo preveda – riscattare tutta la posizione individuale. In caso di inoccupazione tra 12 e 48 mesi, è possibile riscattare fino al 50% della posizione individuale. È anche possibile, se l’accordo sottoscritto con la compagnia lo prevede, richiedere il pagamento di una rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) se:

– mancano fino a cinque anni alla pensione di vecchiaia

– il beneficiario ha cessato l’attività lavorativa

– il beneficiario ha versato quote per almeno 5 anni

– il beneficiario ha versato contributi Inps per almeno 20 anni.

Le agevolazioni fiscali per i Pip

Il Pip prevede alcune agevolazioni fiscali, come la deduzione fiscale del 19% dei versamenti annuali effettuati fino a 5.164,57 euro e la non tassazione delle plusvalenze e degli interessi.

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