Trump, è il giorno della nomination. “Un cambio di leadership è necessario”

Dopo la Convention di due giorni fa, durante la quale Donald Trump è stato nominato a grande maggioranza candidato del Grand Old Party, il partito repubblicano, per la corsa alla Casa Bianca 2016, è il giorno della nomination ufficiale. Ieri notte a Cleveland Trump ha concluso la Convention con un discorso generale per ringraziare i suoi molti sostenitori. “«Accetto umilmente la vostra nomination per la Casa Bianca del 2016” ha detto il candidato repubblicano. Il discorso è durato un’ora e un quarto circa ed ha toccato molti argomenti cari al pubblico.

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Ad ascoltare il discorso di Donald Trump c’erano 20mila persone nell’arena di Cleveland ed almeno 40 milioni di ascoltatori via televisione. Quella di Trump è una parabola straordinaria sotto diversi punti di vista: un po’ perché, come ricordato anche dal figlio Donald Trump Jr., è stato un avversario politico al quale nessuno aveva dato chance di successo. Un po’ per la macchina del fango scatenata nei suoi confronti dai giornali, che lo hanno a lungo denigrato.
Oggi Trump prende la riscossa e nel discorso di ieri ha affrontato tanti temi e problemi degli USA contemporanei: il problema dell’immigrazione, quello del degrado sociale, il problema della disoccupazione che preoccupa tanti giovani.

Ha rivolto accuse ad Obama, per non aver realmente rilanciato l’economia americana e per non aver risolto le questioni razziali. “Quasi 4 bambini afroamericani su dieci vivono in condizioni di povertà, mentre il 58% dei giovani afro-americano non sono impiegati. Altri due milioni di latini sono oggi in condizioni di povertà, rispetto a quando il presidente Obama è entrato in carica, mentre altri 14 milioni di americani hanno abbandonato il lavoro. I redditi delle famiglie sono scesi di oltre $ 4,000 dal 2000” ha denunciato Trump.

Sulla politica estera Trump ha avuto vittoria facile: “In Libia, in Siria, in Egitto, abbiamo chiuso un accordo pessimo con l’Iran, ma l’eredità di Hillary Clinton non deve essere l’eredità americana. I problemi che abbiamo di fronte oggi – povertà e violenza in casa, guerra e distruzione all’estero – dureranno solo finché continuiamo a fare affidamento sugli stessi politici che li hanno creati. Un cambio di leadership è necessario per modificare questi risultati”. 
Ad accogliere le sue parole scrosci di applausi, e sempre più consenso.

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