I magistrati ed il referendum costituzionale: una posizione che più in bilico di così non si può. Sull’accesa discussione sulla posizione che i giudici possano (o meno) assumere in vista dell’imminente referendum sulle riforme costituzionali, si è espressa infine dopo numerose polemiche e scontri interni alla magistratura anche l’ANM, l’Associazione Nazionale dei Magistrati, ma si è espressa come si suol dire “con le pinze”. I magistrati possono partecipare alla discussione pubblica sul voto, espressione della loro concezione dell’Italia e della politica, ma è loro precluso di schierarsi politicamente nella campagna vera e propria per il Sì o per il No.
L’ANM ha sostenuto di non voler intervenire nel merito del tema, pur sottolineando “l’imprescindibile ed ovvio presupposto che la Costituzione sia di tutti i cittadini, il pieno diritto dei magistrati a partecipare al dibattito, nelle forme da ciascuno ritenute opportune e compatibili con il codice etico”.
Questo documento è una presa di posizione senza responsabilità, che tocca il tema scottante del diritto dei magistrati di avere un’opinione politica bilanciandolo con la necessità della loro essenza super partes.
Sulla redazione di questo documento i magistrati hanno discusso per diverse settimane, incrociando pareri ed interessi contrapposti, ed alla fine il risultato è stato approvato all’unanimità.
Un documento che sancisce una posizione, dopo che di posizioni (e di dichiarazioni) se ne erano prese tante. Potremmo semplicemente definire il documento dell’ANM un compromesso in vista del referendum. Piercamillo Davigo ha ribattuto che “Secondo me non ci sono novità, è già tutto è scritto nel codice etico”.
Rimane quindi fermo il diritto di ogni magistrato di esprimere la propria opinione (diritto che spetta ad ogni cittadino) anche se il sottilissimo confine fra opinione politica e schieramento attivo potrebbe essere superato con una frase.
Intanto proseguono le polemiche sulla campagna per il sì al referendum costituzionale di quest’autunno che Renzi ha iniziato a Bergamo: Di Maio, vice presidente della Camera e appartenente ai Cinque Stelle, lo ha accusato di voler “coprire le amministrative che evidentemente ha paura di perdere” con tale comportamento.
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