Povertà educativa, ovvero mancanza dei mezzi, delle infrastrutture, dei servizi e degli stimoli necessari ai minori perché possano ottemperare ad uno dei loro fondamentali diritti: quello dell’istruzione.
Un rapporto inedito di “Save The Children”, intitolato “Liberare i bambini della povertà educativa: a che punto siamo” ha stilato un indice di povertà regionale (IPE) e ci apre gli occhi su una realtà inquietante del nostro Paese, probabilmente sottovalutata.
La Sicilia e la Campania sono le due regioni che si aggiudicano la maglia nera di territori con la maggiore povertà educativa. Dopo di loro, Calabria e Puglia.
Le stime, percentuali, sono veramente inquietanti: il 48% dei minori di età compresa fra 6 e 17 anni non ha letto un libro in un anno, il 69% non ha visitato siti archeologici, il 55% non ha visitato neppure un museo.
La fotografia della situazione scolastica italiana è abbastanza impietosa, ma è possibile anche ravvedere una certa correlazione fra la povertà della vita e quella scolastica: basti pensare che solo più di un milione i bambini che vivono in famiglie del tutto povere, la maggior parte delle quali concentrate, appunto, in Sicilia e Calabria.
Le regioni più virtuose, quelle che offrono più servizi e più opportunità per lo sviluppo dei talenti e delle capacità degli scolari, sono Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.
Per il resto, si può tracciare un quadro veramente inquietante della situazione italiana. L’offerta dei servizi per l’infanzia è troppo scarsa (13%), l’80% delle scuole secondarie di secondo grado non presenta l’opzione tempo pieno; il 20% dei ragazzi di 15 anni non ha raggiunto la minima soglia delle competenze per la lettura, il 25% per matematica. Il 59% degli studenti si trova in scuole con infrastrutture non sufficienti.
La dispersione scolastica è al 15%, sopra la soglia massima UE del 10%, ma si tratta di una media impari: in Veneto è dell’8%, in Sicilia e Sardegna il numero dei ragazzi che lascia la scuola è del 24%.
L’Italia è indietro nell’offrire ai ragazzi supporto e mezzi efficienti per far sì che la scuola divenga davvero un luogo dove crescere, dove scoprire, dove formare il proprio futuro. Non stupisce la percentuale di abbandono scolastico se le scuole diventano solamente “luoghi di raccolta”, senza dire nulla ai ragazzi e diventando un fardello nelle loro giornate.
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